IL RISOTTO PERFETTO

Il Risotto perfetto

Il Risotto perfetto

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Tecniche e segreti per rendere perfetto uno dei piatti simbolo d\\\\\\\'Italia.

Questo corso di cucina ti darà le basi per realizzare un piatto equilibrato e raffinato, capace di mantenere la sua cremosità e cottura esaltando il sapore del condimento alla ricerca del ... risotto perfetto, sia nel gusto che nell’aspetto.

Il corso di cucina il risotto perfetto ha inizio con la scelta della tipologia di riso da utilizzare, valutando le diverse caratteristiche tipiche delle diverse qualità di riso, per passare poi alla modalità di cottura e soprattutto alla mantecatura responsabile della riuscita del piatto

Il corso ha la durata di 3 ore circa allo scorrere delle quali potrai assaggiare il  risotto preparato con le tue mani ... scommettiamo sarà perfetto?

Curiosità e Storia

Considerando che il riso è il padre del risotto, va ricordato che l’uso alimentare del riso in Italia è incominciato a Napoli. Non che l’abbiano scoperto i napoletani, il riso l’avevano portato fino a loro gli spagnoli (per la precisione: gli Aragonesi) nel  XIV secolo. I napoletani cominciarono così a consumarlo come piatto unico: però non fu mai, per loro, unico quanto la pasta.

Che proprio in quegli anni andava affermandosi  e fermandosi stabilmente a Napoli. Il riso invece a Napoli non si trattenne, e nemmeno venne trattenuto; emigrò presto al nord, dove peraltro già lo conoscevano come farmaco e come ingrediente per dolci, e vi prese stabile dimora, favorito in ciò dall’abbondanza d’acqua, per lui indispensabile per crescere bene. Fu così che l’uso alimentare del riso si affermò soprattutto nel settentrione d’Italia.

L’archetipo e prototipo del  risotto è il risotto alla milanese.

La sua origine è una leggenda; è una bella storia, e bisogna raccontarla bene. A partire dal 1385 cominciarono a giungere a Milano artisti, architetti, artigiani, muratori, pittori, vetrai per dare il loro contributo alla “Fabbrica del Duomo”; un immenso cantiere che rimase aperto per decenni. Tra i convenuti c’era un fiammingo di Lovanio, tal Valerio  Perfundavalle, di professione pittore di vetrate.

Per conferire ai suoi gialli un tocco di brillantezza in più, Perfundavallle impiegava lo zafferano. A Milano si lavorava sodo fin d’allora e lo spacco per il pranzo era piuttosto breve; il nostro pittore pertanto si riduceva a mangiare un po’ di riso dalla “schiscetta”, sul suo ponteggio sospeso tra terra e cielo. Com’è e come non è, un bel giorno, causa un movimento maldestro, un po’ dello zafferano che serviva per le vetrate finì nel riso, il riso colorato di giallo pareva proprio appetitoso. E il sapore?  Perfundavalle esitò un istante. Poi si disse: che male può farmi? E’ una pianta! Così l’assaggiò. Gli piacque molto. Da quel giorno le sue vetrate furono un po’ meno gialle e il suo riso lo fu di più.

La voce, com’è ovvio, si sparse e lo zafferano passò in cucina. Come dire: dal croco al cuoco. Questa storia è sicuramente falsa, dalla prima all’ultima parola. Ma è suggestiva, perché mette insieme i due must di Milano: il Duomo, e il risotto alla milanese.

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